giovedì 20 maggio 2010

Marina

Mi sono avvicinata a Marina per l’ultima volta, sul suo grembo c’era una rosa. Avrei voluto uscire in strada, prendere un fiore da un rampicante e posarlo sui suoi piedi, ma poi mi sono trattenuta; resterà uno dei tanti gesti mancati della mia vita. Ho guardato Marina attraverso il velo delle lacrime facendo i conti con una strana ribellione tranquilla, un misto di dolore e maledetto sollievo per la fine di una sofferenza dura. Mentre fissavo i suoi occhi chiusi, non ho fatto altro che vedermela davanti sorridente. Mille momenti felici vissuti con lei sono emersi da angoli in ombra della memoria e hanno occupato tutto lo spazio dei pensieri. In certe situazioni accantoni tutto il resto, come se il quotidiano non ti riguardasse nemmeno, ne hai bisogno.
La madre di Marina le ha preso le mani. Non so dove si trovi la forza per separarsi da mani tenute strette durante i primi passi, guidate mentre impugnavano una matita, sfiorate con gli occhi lucidi mentre tenevano per la prima volta un manubrio di bicicletta o il volante di un’auto.
Anche sua figlia Valeria le ha toccato le mani. Probabilmente è stata una suggestione, ma mi è sembrato che i suoi tratti avessero preso improvvisamente tutte le pieghe di quelli di sua madre. E negli occhi le ho letto la consapevolezza di dover cominciare a camminare per il mondo con la sola forza delle sue gambe. Siamo frecce scoccate da un arco; quello di Marina era l’arco di un amore profondo.
Ho abbracciato Cesare portandomi via l’eco di un sussurro commosso:- E adesso con chi litigherò in auto? Andando a casa, arrivato allo svincolo della tangenziale, ogni volta mi verrà in mente lei che mi fa il gesto di rallentare.
Varcando la soglia, che mi ha riportato nella luce forte del sole, ho pensato: che parte del corpo stupenda, le mani.
Non sprechiamo alcuna occasione di accarezzare e stringere chiunque cerchi il calore contenuto nella capacità intera del nostro affetto.

2 commenti:

  1. Mi dispiace molto per la tua amica, ha scritto un post molto bello e commovente.

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  2. Grazie per avermi fatto piangere, e per avermi ricordato del grande dono che ci è stato fatto e che ogni giorno magicamente si ripete. A noi non sprecarlo.

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