mercoledì 22 giugno 2011

Buon Natale

Sono in cucina, la finestra è aperta. Dai vetri spalancati passano rumori, suoni e voci in modo massiccio; volenti o nolenti, d'estate si è maggiormente partecipi della vita altrui.

Sul balcone della casa di fronte c'è un bambino sui quattro anni e sta gridando: Buon Natale! Buon Natale!

Chissà perché gli sia venuta in mente una cosa così. I bambini, a dire il vero, non hanno bisogno di ragioni profonde e coerenti per giustificare le loro azioni. Sua madre lo riprende:- Ma cosa dici? Non è mica Natale!

Il bambino alza gli occhi verso di lei e la guarda in silenzio senza staccare le mani dalla ringhiera. Subito dopo ricomincia a strillare:- Buon Natale! Buon Natale!

Nessuno dei presenti, al riparo dietro le cancellate vicine, si degna di rispondere in qualche modo a questo augurio stravagante. Le cose fuori dagli schemi sono sempre difficili da accettare.

venerdì 18 marzo 2011

sms da evitare

Faccio la predica ai miei alunni:
-Siete troppo indisciplinati. La maestra di inglese continua a lamentarsi con me, me lo scrive perfino via sms. Dice che non riesce a tenervi perché siete turbolenti.
-Cosa vuol dire?
-Che siete disubbidienti e spesso disturbate la lezione.
-La maestra di inglese è antipatica.
-Ma che razza di discorsi, vi pare una cosa sensata da dire?
-Sei tu che vuoi sempre che diciamo quello che pensiamo.
-Uffa, Enrico, le regole si rispettano in base alla simpatia dell'insegnante? E poi, scusa, a te piacerebbe se ti dicessi che sei antipatico?
-Ma io non sono antipatico, invece la maestra di inglese sì.
Parte un coro:
-A noi piaceva la Monica.
-Perché non viene più la Monica?
-Sì, sì, la Monica era buona.
-La Monica ci portava sempre le caramelle!
-Che cosa c'entra? Vi fate comprare dalle caramelle? Di questo passo finirete come delle scimmiette ammaestrate.
-Ma se ce le porti anche tu le caramelle!
-Ah, già.
-Ce le porti ancora quelle a forma di verme? Per piacere...
-Sì, per farvi abboccare come pesci sole. Poi i vostri genitori arricchiranno il dentista e il dietologo e se la prenderanno con me.
-Ma no.
-Adesso statemi a sentire: domani ho il giorno libero, voi comportatevi bene. Non voglio che la maestra di inglese mi mandi sms dicendo peste e corna di voi.
-E tu non puoi tenere spento il cellulare?

mercoledì 2 febbraio 2011

Pietro

Pietro. Un nome.
Mi è mancato sai? Mi è mancato proprio il suono delle lettere che lo compongono.
Perché è così che va nella vita: un giorno Pietro c'è e non hai nemmeno bisogno di chiamarlo, e di punto in bianco sei lì a fare i conti con la nebbia che l'ha inghiottito. Una composizione di sei lettere che non fa più parte delle tue giornate. Ti svegli la mattina e devi fare i conti con questo nome da accantonare, un nome che era sguardo, voce, presenza, e all'improvviso evoca il vuoto e i conti non tornano più.
E intanto finisci in una classe nuova a fare l'appello e il numero sette è Pietro. Alzi gli occhi e lo fissi, Pietro. Hai davanti un anno intero per chiamare di nuovo questo nome.
Ti sorride una bocca di denti piccoli sotto un naso a punta, in una testa di capelli ribelli che stanno dritti senza gel.
Pietro: presente. Un Pietro presente che ti riporta a un Pietro assente.
E chissà, se facessi leggere queste righe a qualcuno, potrebbe forse ritenerle autobiografiche, e invece no. Non ho mai amato nessun uomo di nome Pietro. Mai avuto nemmeno un amico con questo nome. Nemmeno un Enrico, un Osvaldo, un Simone. E magari domani riscriverò la storia e al posto di Pietro metterò Antonio, Luigi oppure Francesco.

giovedì 13 gennaio 2011

Gli amanti del secolo

Entro in un negozio: "Buongiorno, vorrei comprare una sveglia digitale".
Il commesso mi guarda in modo strano. Chissà, forse le persone normali impostano la sveglia sul cellulare. Glielo dico che non sono normale? E che il mio cellulare giace spesso esangue e sperduto nell'armadietto della palestra, nel cappotto portato in lavanderia o nel fustino del Dixan? Meglio di no.
L'uomo apre la vetrina con espressione incolore.
Azzardo un: "Mi piace quella sveglia lì, è facile da impostare?".
Mi guarda inorridito e sibila: "Se leggi le istruzioni, sì".
Ribatto: "A volte le istruzioni sembrano pensate per gli ingegneri, più che per le casalinghe".
"E' tutta questione di aprire la mente". Intanto mi fissa come se volesse scardinare la mia con un martello.
"Bene, leggerò le istruzioni, ma se non le capisco ti riporterò la sveglia".
Si inalbera: "Ah, no, se non ci sono difetti di fabbricazione non accettiamo resi".
Detto questo richiude a chiave la vetrinetta con le sveglie di Tiffany e ironizza: "Forse ti conviene comprare una sveglia con le lancette".
Glielo dico che ho un'amica che lo ucciderebbe per molto meno?
Invece replico soavemente: "Potresti prestarmi le istruzioni? Così le leggo e decido se sono alla mia portata. Sai, non vorrei fare tardi al lavoro perché, al posto dell'ora in cui dovrei alzarmi, ho impostato il tasso di umidità".
Esita.
Gli avranno raccomandato di tenere segreti i documenti per timore che vengano diffusi in rete da Wikileaks?
Poi però mi asseconda, ma con l'aria di uno che ha un improvviso attacco di gastrite. Io e questo commesso abbiamo sicuramente i pianeti in conflitto.
Qualcuno potrebbe sostenere che ci sono le premesse perché diventiamo gli amanti del secolo, ma temo piuttosto che, se resteremo vicini ancora per qualche minuto, cominceremo a prenderci a calci negli stinchi.